Chi siamo

Crediamo che il vino non sia una bevanda come tante altre. In un’epoca in cui prevale la tendenza ossessiva a uniformare e ordinare qualsiasi cosa in rassicuranti gerarchie, il vino ci appare invece sfuggire, ribellarsi per la sua stessa natura a questa logica classificatrice. 

Il problema del vino non è tanto o solo quello di essere classificato secondo parametri quantitativi quanto quello di essere riconosciuto e descritto per le sue diverse caratteristiche. Il nostro desiderio è cogliere la diversità e comunicare al lettore le emozioni che un vino ci suscita, più che darne una apodittica valutazione in centesimi, uno strumento certo utile ma spesso eccessivamente semplicistico.

Le schede di valutazione metteranno ampiamente in evidenza le differenze qualitative tra i vini esaminati, ma secondo categorie meno “millimetriche” dei punteggi numerici, e costituiranno per noi uno strumento di comunicazione delle nostre sensazioni forse meno sintetico ma enormemente più completo ed efficace. Un punteggio o un simbolo finiscono inevitabilmente per appiattire e uniformare il giudizio del lettore, creando una gerarchia netta che nella realtà è molto più sfumata. 

Sentiamo, e questo è forse il punto più importante, la responsabilità della “delega”, ovvero il compito di fornire al lettore che occupa il proprio tempo in altre attività, criteri abbastanza sintetici ma anche sufficientemente analitici per consentirgli una scelta consapevole.

Scegliere, in effetti, è diventata la cosa più difficile per tutti noi, il vero prezzo da pagare che ci chiede una società complessa e specializzata come la nostra. Per questo motivo, l’indipendenza intellettuale e commerciale e la scelta di percorrere le stesse strade che potrebbe percorrere qualsiasi consumatore rappresentano le due scelte di fondo dell’intera iniziativa.

Non potremo, naturalmente, cambiare l’unicità dell’esperienza del vino. Il vino è mutevole, in trasformazione nel tempo e nel luogo. Ogni appassionato ha provato l’esperienza di assaggiare due bottiglie diverse di uno stesso grande vino; e non è tanto importante stabilire con certezza in cosa consistesse questa diversità – il luogo, il tempo, la temperatura, il contesto stesso dell’assaggio. Ciò che conta è il fatto che le sensazioni che offre una bottiglia sono spesso irripetibili, e in questo, forse, risiede parte del mistero del vino, che per noi rappresenta oggi una delle ultime espressioni davvero vive e vitali della varietà.

Sandro Sangiorgi

Sandro Sangiorgi è giornalista, scrittore e divulgatore. È nato a Friburgo (Svizzera) il 31 ottobre 1962, è padre di due figli. Dal 1978 si occupa professionalmente di vino e gastronomia, inizialmente gestendo con la famiglia un ristorante a Latina. Nel 1981 diventa Sommelier Professionista e inizia la libera professione di divulgatore enologico.Nel 1981 è secondo miglior sommelier d’Italia nel concorso per aspiranti mentre nel 1984 è il secondo miglior sommelier d’Italia al concorso per professionisti. Dal 1982 al 1991 è uno dei più richiesti relatori nei corsi dell’Associazione Italiana Sommelier. In questa fase compie stage di studio in Italia e all’estero come relatore sui vini italiani e come allievo per i vini stranieri. Nel 1986 contribuisce attivamente alla nascita dell’associazione di consumatori e appassionati Arcigola. Nel 1989 fonda, insieme con altri del nucleo Arcigola, il Movimento Internazionale Slow Food. Dal 1991 lascia l’AIS e lavora stabilmente con Slow Food diventando il principale riferimento per la didattica sul vino e su altri temi gastronomici come il caffè, il cioccolato, la birra, i distillati. I suoi corsi di degustazione sono stati organizzati in tutta Italia e frequentati da più di 15.000 persone. Tra le sedi internazionali in cui ha insegnato, spicca l’Università di Bordeaux. I suoi testi, realizzati con Egidio Fedele Dell’Oste, per la primigenia didattica Slow Food sono ancora oggi l’ossatura del manuale Il Piacere del Vino. Alla fine del 1999 lascia la parte editoriale di Slow Food e diventa editore in proprio con la rivista Porthos dedicata all’enogastronomia, che ha da subito raccolto il favore dei consumatori ai quali è principalmente indirizzata. Dal 2001 è responsabile del progetto didattico “Porthos racconta…”, in tanti anni ha già incontrato più di 10.000 persone, e sta portando per l’Italia il pensiero porthosiano, le idee della Ciurma e la cultura del vino come storia, mito, empirismo, custodia del territorio e benessere.

Selene Baiamonte

Selene Baiamonte nasce a Avezzano (AQ) il primo ottobre del 1995. Dopo essersi laureata con il massimo dei voti in Product Design presso la NABA (Nuova Accademia di Belle Arti. Milano), dal 2018 lavora come graphic designer per diverse aziende; da settembre 2020 è collaboratrice esterna per “Porthos racconta” in qualità di referente per la creazione di contenuti grafici social, illustrazioni e comunicazione grafica.

Damiano Maurizio Raschellà

Come sei arrivato a Porthos?

“E’ un debito che ho con un enotecario, che si dibatte da anni tra le bottiglie e la parola scritta, ancora non so quale delle due passioni sia più forte in lui. Partecipai a qualche serata di degustazione organizzata da Fiorenzo, l’enotecario, e poco tempo dopo frequentai un corso di degustazione tenuto dal Sangiorgi, in un ristorante sulle colline genovesi.
Al termine del corso, come sempre faceva, il docente lasciò i suoi riferimenti, per contattarlo qualora avessimo avuto domande, dubbi, curiosità o che altro. Approfittai di questa disponibilità in occasione di un viaggio in Canada, per chiedergli se conoscesse aziende degne di una visita nella Columbia Britannica. Il Sangiorgi non ne sapeva granché e lo confessò candidamente, dovetti arrangiarmi altrimenti, ma fu l’inizio di un rapporto di amicizia e collaborazione. In principio erano email con brevi scorci di vita e vino, ma in quel tempo stava maturando la nascita della rivista e mi ci trovai coinvolto, fin dalla scelta del nome. La figura di Porthos, tra i moschettieri, torreggia per energia, irruenza, generosità, è anche quello che finisce chiuso in cantina, almeno due volte. Insomma, era una scelta obbligata.
Quello che venne dopo, è sparso nei trentasette numeri della rivista e nelle pagine del sito Internet, difficile farlo stare in queste righe.”

Emanuela Conversano

Emanuela Conversano vive tra la Puglia, dove con un amico e la loro
piccola società agricola cura delle vecchie vigne che fanno del
vino e Berlino, dove collabora a un progetto tra cinema e
enogastronomia e a uno sulle opere di Marx ed Engels.

Dopo una brevissima incursione nell’editoria come correttrice di bozze, parecchi anni di studio della filosofia e pochi dall’incontro col vino, a Porthos Emanuela si occupa della revisione ed editing dei testi.